Cronache proibizioniste: in Francia, il vino su Internet come pornografia?

E' di queste ore la notizia che in Francia è in preparazione unaproposta di legge che vuole regolamentare i siti Internet che trattano di vino alla stessa stregua dei siti pornografici.

Secondo Decanter.com, sono trapelati alla stampa i dettagli di un documento di una commissione governativa francese, la quale vorrebbe introdurre un'apposita autorizzazione a operare per i siti web che trattano di vino, introducendo limitazioni nell'orario di accesso ai medesimi, equiparando di fatto il mondo del vino su Internet ai siti pornografici. Inoltre, la pubblicità di vino sarebbe limitata ai soli siti dei produttori, impedendo la pubblicità su siti terzi. "Un disastro", così secondo Decanter.com sarebbero stati definiti gli effetti di questo documento se trasformato in legge dal governo e dal parlamento francese.

Colpisce l'ignoranza in materia di Internet di questi "legislatori della domenica" francesi. In quel paese già esiste la "loi Evin" (legge dello stato che trae il nome dal suo autore, Claude Evin), che dal 1991 limita fortemente la pubblicità di bevande alcoliche sui media francesi.

Che si possa pensare di chiudere a intermittenza oraria un sito Internet come fosse un bar o un night-club, la dice lunga sulla competenza dei componenti del gruppo di lavoro governativo che ha redatto il documento di cui si parla.

Di questo provvedimento potenziale (lo ribadisco: trattasi solo di una proposta, non di una legge approvata) Aristide sentì parlare nello scorso giugno il prof. Alberto Bertelli, medico e farmacologo, Vice Presidente della Commissione Vino e Salute della OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), durante le pause dei lavori di “White Wine and Health - Vino Bianco e Salute”, primo convegno mondiale sugli effetti benefici del vino bianco sulla salute dell’uomo, tenutosi a Soave.

Capita di incontrare abbastanza spesso il prof. Bertelli, per fortuna, e di scambiare interessanti informazioni sull'evolversi della crociata proibizionista contro il consumo di alcol e, conseguentemente, interrogarsi se il settore del vino sia sotto attacco. Probabilmente c’è una convergenza di interessi e posizioni politiche concentrate nei paesi nord-europei, tipicamente non produttori di vino e non adusi al consumo di vino come parte dell’alimentazione quotidiana. Questi interessi confliggono con quelli degli altri paesi europei della fascia mediterranea, produttori e forti consumatori di vino.
Mettete via questo dato: l’Italia già consuma poco alcol, anzi è uno dei paesi che meno ne consuma. Siamo a 7,6 lt/anno di alcol puro pro-capite, rispetto alla media europea di 9,3 lt. E la flessione negli ultimi 15 anni è stata costante.
L’Italia non è un’eccezione, perché un altro dato da mandare a memoria è che i paesi grandi produttori di vino hanno i consumi in calo, mentre i paesi grandi consumatori hanno i consumi in aumento.

Sorprende non poco, quindi, che proprio la Francia (grande paese produttore e più grande mercato del vino mondiale) voglia inasprire una regolamentazione già aspra in merito. E lo faccia con tale approssimazione riguardo all'intervento sul mondo del vino su Internet.

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