Certificare i vini

Il_poggione_bottaia Prendo spunto da un comunicato stampa cortesemente inviatomi da Alessandro Bindocci della Tenuta Il Poggione in quel di Sant'Angelo in Colle, località nei pressi di Montalcino (SI). Ci informa che la Tenuta il Poggione ha ottenuto da DNV [ente svedese di Certificazione internazionale, ndr.] la certificazione di prodotto per i suoi vini: Brunello di Montalcino DOCG, Brunello di Montalcino Riserva DOCG e Rosso di Montalcino DOC. In sostanza, la certificazione ottenuta attesta che i due Brunello della Tenuta Il Poggione hanno "caratteristiche qualitative e requisiti di produzione più elevati rispetto a quelli previsti dai disciplinari di produzione. Analoga certificazione è stata rilasciata per il Rosso di Montalcino DOC".

Il tema desta molto interesse in Aristide e, al di là del meritevole caso della Tenuta Il Poggione e del primo Brunello "certificato", ci sembra paradigmatico di una situazione che potrebbe evolvere rapidamente nel nostro paese, ovvero trovare una modalità legata a logiche di mercato (quindi, ahivoi, basato sui principi della concorrenza) per assicurare ai consumatori livelli di qualità del vino garantiti. Non mi piace fare il moralista, ma l'ennesima morale che possiamo trarre dalla vicenda sofferta qui e da altri amici wine blogger circa il Chianti DOCG, è che gli apparati burocratici preposti al funzionamento delle Denominazioni di Origine Controllata, e Garantita, non controllano e non garantiscono il consumatore finale. Punto.

Docgchianti La credibilità delle DOC/DOCG è seriamente minata. Urgono pertanto soluzioni.

La legge di riferimento per le DOC e DOCG è la Legge 10 febbraio 1992 n. 164. L'ordinamento è sotto revisione e prima o poi le Autorità di Governo e il Parlamento legifereranno sulla questione. A seconda del vostro grado di ottimismo o realismo potete aspettarvi una gamma assai ampia di risultati da questo intervento regolamentatorio: Aristide si augura sinceramente che si possa migliorare per legge o per decreto il funzionamento del sistema delle DOC. Ma, se un pessimista è soltanto un ottimista meglio informato, siamo in molti ad essere autorizzati a credere di doversi preparare ad una riforma delle DOC alquanto lontana dal poter cambiare davvero le cose. Dunque, che fare?

Aristide fa quello che può per tenersi e tenervi aggiornati sulle novità provenienti dal variegato mondo del vino naturale, vivo, ricavato da uve di origine da produzioni bio-dinamiche o biologiche. L'armata del "vino alternativo" non ha sicuramente sponsor potenti come nell'industria in grado di condizionare le scelte regolamentari. E nemmeno sembra essere in grado di proporsi ai consumatori con un set di pratiche agronomiche ed enologiche che garantiscano livelli qualitativi stabili (al di sopra delle variazioni naturali di ciascuna annata), anche a causa della relativamente breve esperienza della quale disponiamo in Italia (vedasi qui il post e la notevole discussione di qualche settimana fa). Dunque, che fare?

C'è la strada intrapresa dalla Tenuta Il Poggione con la certificazione di qualità sui vini prodotti. Nel comunicato qui sotto riportato, potete leggere i dettagli. Un rappresentante della DNV ci spiega come "questo tipo di certificazione volontaria rappresenta una scelta ideale per prodotti con caratteristiche intrinseche di eccellenza, perché contribuisce a rafforzarne l’immagine e il posizionamento sul mercato attraverso una procedura trasparente che garantisce il consumatore e impegna l’azienda al miglioramento continuo". Qualsiasi azienda potrebbe avviarsi volontariamente su questa strada, ma il pedaggio di accesso temo sia alla portata di aziende vitivinicole di dimensioni almeno medio-grandi (l'azienda di Sant'Angelo in Colle possiede circa 590 ettari di terreni, dei quali circa 100 sono vitati). La certificazione di qualità di stampo "industriale" forse non è per tutti, e non è soprattutto di interesse, visti i probabili costi, per molte piccole aziende che la qualità la fanno anche se non vogliono e si chiedono perchè mai debbano sborsare denaro per certificarsi. Dunque, che fare?

VdpTempo fa riferii di una presa di posizione contro i trucioli da parte di un'associazione di vignaioli tedeschi, la Verband Deutscher Prädikats- und Qualitätsweingüter e.V. (VDP), un'associazione che raduna circa 200 produttori di vino di tutto il paese, per dimensioni equivalenti a circa il 3% della superfice vitata tedesca. Lo scopo dichiarato di questo gruppo è quello di realizzare vini di elevata qualità obbligando gli aderenti a darsi standard qualitativi superiori ai requisiti di legge previsti per i vini in Germania. Fondata nel 1910, l'associazione ha vissuto un importante riposizionamento quando nel 1991 ha deciso di adottare unanimemente nuove politiche di produzione e di marketing per tutti gli associati: stringenti regole sulla restrizione delle rese, tecniche di produzione-vinificazione ispirate alla protezione ambientale, l'adozione di una capsula unica in grado di facilitare il riconoscimento di un vino proveniente da un produttore VDP.

La mia personale esperienza professionale si riferisce al mondo high-tech: qui, spesso, aziende fortemente competitive e interessate a veicolare solide immagini di qualità presso i consumatori, definiscono identità di prodotto, marchio o azienda intorno a standard qualitativi più elevati di quelli del mercato o, in materia di sicurezza e salute, più stringenti di quelli ammessi da enti di standardizzazione o di regolamentazione pubblica.

Qui sta la chiave delle risposte per il mondo del vino, o di almeno una sua piccola parte. Riunire i produttori intorno a standard superiori rispetto a quelli dei disciplinari attuali delle DOC e DOCG. Riunirli in un'associazione come la VDP tedesca. Intorno a regole chiare e trasparenti, facili da comunicare al pubblico dei consumatori italiani e internazionale. Organizzare l'iniziativa privata delle aziende a prescindere dai tempi e dalle decisioni della politica nazionale e locale. Affidarsi ad organismi indipendenti per la certificazione ed esterni all'associazione: i controllori devono essere il più possibile separati dai controllati. Si potrebbero sviluppare delle convezioni con le Università, realizzando uno scambio tra controlli e ricerca: ricercatori "precari" in questo paese non mancano di certo. Fare marketing della qualità attorno al brand dell'associazione così creata.

A me sembra una questione un po' urgente, a voi non pare?

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Il testo del comunicato stampa della Tenuta Il Poggione:

In arrivo il primo Brunello di Montalcino certificato

La Tenuta Il Poggione ha ottenuto da DNV la certificazione di prodotto per i suoi vini: Brunello di Montalcino DOCG, Brunello di Montalcino Riserva DOCG e Rosso di Montalcino DOC

Sant’Angelo in Colle 11 Dicembre 2006 - Per la prima volta un Brunello di Montalcino può vantare una certificazione di prodotto. L’ente internazionale DNV, infatti, ha attestato che il Brunello di Montalcino DOCG e il Brunello di Montalcino Riserva DOCG Riserva della Tenuta Il Poggione ha caratteristiche qualitative e requisiti di produzione più elevati rispetto a quelli previsti dai disciplinari di produzione. Analoga certificazione è stata rilasciata per il Rosso di Montalcino DOC.

Le caratteristiche peculiari dei vini della Tenuta Il Poggione, verificate e certificate da Dnv, sono state definite nell’apposita Specificazione Tecnica di Prodotto emessa dallo stesso ente di certificazione. Ad esempio, per il Brunello di Montalcino e per il Brunello di Montalcino Riserva Il Poggione è previsto, rispetto al disciplinare DOCG, un periodo più lungo sia per l’invecchiamento in botti di legno che per l’affinamento in bottiglia. Per il rosso di Montalcino, invece, è stato inserito l’invecchiamento obbligatorio in legno.

La Tenuta Il Poggione ha intrapreso il percorso per la certificazione di prodotto con l’obiettivo di valorizzare e promuovere con maggiore efficacia le caratteristiche specifiche che distinguono i propri vini. “Abbiamo deciso di puntare su questo strumento perché, grazie all’intervento di un organismo indipendente, ci permette di dimostrare in modo imparziale, e quindi più credibile, il contenuto qualitativo specifico e il valore aggiunto del prodotto”, spiega Leopoldo Franceschi, contitolare della Tenuta Il Poggione. 
“In particolare, la scelta di certificare il Brunello e il Rosso di Montalcino risponde a un’esigenza sempre più diffusa nei mercati esteri, dove maggiore è la sensibilità al tema delle garanzie offerte dalle verifiche e attestazioni di terza parte”.

Da oltre un secolo, la Tenuta Il Poggione è impegnata a migliorare costantemente la qualità dei propri prodotti e a preservarne la tipicità, coniugando l’antica tradizione enologica con le tecniche più innovative.
La vendemmia è completamente manuale e vengono applicate tecniche di lotta integrata nella coltivazione. Queste ed altre caratteristiche sono incluse nella certificazione dei tre vini.

“L’esperienza della Tenuta Il Poggione dimostra che questo tipo di certificazione volontaria rappresenta una scelta ideale per prodotti con caratteristiche intrinseche di eccellenza, perché contribuisce a rafforzarne l’immagine e il posizionamento sul mercato attraverso una procedura trasparente che garantisce il consumatore e impegna l’azienda al miglioramento continuo”, commenta Franca Ballaben Market Developer Food Sector Firenze, di DNV.

Il percorso di certificazione è stato particolarmente complesso perché ha  richiesto un’attenta analisi e una ricostruzione di tutti i passaggi – dalla botte al vigneto - del processo produttivo che, soprattutto nel caso del Brunello, è molto lungo e articolato. In pratica, è stato necessario ricreare a ritroso la “storia” di un vino che viene commercializzato dopo 5 anni di lavorazione, ricostruendo i percorsi fermentativi e di invecchiamento, gli schemi di travaso, di taglio e di raccolta dell’uva ecc.

Per un riepilogo delle caratteristiche certificate, vedi schema in calce al comunicato.

Tenuta Il Poggione è un’azienda di proprietà della Famiglia Franceschi. Fondata alla fine del 1800, con i suoi 590 ettari di terreno, di cui 125 di vigneto, la Tenuta Il Poggione è una delle più grandi aziende di Montalcino ed ha svolto un ruolo fondamentale nel far conoscere il Brunello di Montalcino in Italia e nel mondo.
La produzione annuale di vino è pari a 500.000 bottiglie, di cui 200.000 di Brunello di Montalcino. La filosofia produttiva della Tenuta Il Poggione è orientata verso un vino tipico e tradizionale, nel quale il consumatore finale può riconoscere in modo distinto, il territorio e lo stile dei vini classici di Montalcino, ottenuti con il 100% di uve Sangiovese.
Oggi l’azienda è di proprietà di Leopoldo e Livia Franceschi, mentre le direzioni enologica ed agronomica sono affidate a Fabrizio Bindocci, dipendente della Tenuta Il Poggione da oltre trent’anni.

Contatto TENUTA IL POGGIONE
Alessandro Bindocci – Tel. 0577/844029 – email: alessandro@ilpoggione.it 

Riepilogo delle caratteristiche certificate

Brunello di Montalcino DOCG Riserva a Marchio “Il Poggione”
•    applicazione di tecniche di coltivazione di lotta integrata
•    raccolta uva manuale
•    uve provenienti esclusivamente da vigneto definito
•    affinamento in legno di rovere  per almeno 36 mesi
•    affinamento in bottiglia per almeno 7 mesi
•    Titolo alcolometrico volumico totale minimo 14 % (-0,5;+1,5)
•    Estratto secco netto minimo: 29 gr/l (-1;+6 )

Brunello di Montalcino DOCG a Marchio “Il Poggione”
•    applicazione di tecniche di coltivazione di lotta integrata
•    raccolta uva manuale
•    uve provenienti esclusivamente da vigneti definiti
•    affinamento in legno di rovere  per almeno 30 mesi
•    affinamento in bottiglia per almeno 5 mesi
•    Titolo alcolometrico volumico totale minimo 13,5 % (-0,5;+2)
•    Estratto secco netto minimo: 29 gr/l (-1;+6 )

Rosso di Montalcino DOC Marchio “Il Poggione”
•    applicazione di tecniche di coltivazione di lotta integrata
•    raccolta uva manuale
•    affinamento in botti di rovere e barriques  per almeno 6 mesi
•    immissione in commercio a gennaio del secondo anno successivo alla produzione
•    Titolo alcolometrico volumico totale minimo 13,5 % (-0,5;+1)
•    Estratto secco netto minimo: 28 gr/l (+5;-2 )

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La foto di questo post:
- la bottaia della Tenuta Il Poggione;
- una fascetta DOCG;
- il marchio della VDP tedesca.

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