Vinitaly, crolla lo "spread" tecnologico

Vinitaly, crolla lo "spread" tecnologico

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Bilancio provvisorio: quello che possiamo definire come il primo Vinitaly del social networking diffuso ha fallito la prova sul campo.

Nelle prime due giornate della manifestazione, e anche nel momento in cui vi scrivo dall'interno del Vinitaly, l'accesso alla rete voce e dati fornito dagli operatori di fonia e servizi mobili esterni al Vinitaly, è risultato problematico se non impossibile durante le ore di apertura della fiera. Al momento non esistono spiegazioni ufficiali, e nemmeno le fonti consultate da Aristide vanno al di là di generiche spiegazioni.

Per 45 edizioni il Vinitaly ha potuto svolgere i suoi lavori con i normali disservizi di una grande fiera che arriva a ospitare 150 mila persone. Con o senza accessi alla rete, tutto sembrava "funzionare" nella norma. Oggi, alla 46.a tappa di questa grande fiera, ci si accorge di come molti operatori e consumatori si relazionano nei confronti di un grande evento come Vinitaly. Basta guardarsi intorno: qui, 3 persone su 4 hanno uno smartphone, i tablet dilagano sui computer portatili. La domanda di connettività digitale è esplosa. La domanda di relazione preparata e poi sviluppata attraverso i social media è prevalente, se non se ne dispone non si può lavorare, ingaggiare, invitare, informare quella nuova classe di digerati che anche nel mondo del vino sempre più fanno la differenza nella conduzione delle relazioni d'affari così come nella comunicazione.

Non consentire - durante manifestazioni di questa portata - la piena disponibilità di reti di accesso dati moderne e potenti è una grave responsabilità. Non vale invocare l'eccezionalità dei numeri in gioco. I responsabili delle infrastrutture di rete sfruttano risorse pubbliche come le frequenze e lo spettro di banda. Gli operatori mobili come Vodafone, Tim, Wind e Tre e Veronafiere hanno molte risorse economiche disponibili e un anno buono per preparasi a "servire" il Vinitaly nelle migliori condizioni possibili.

In particolare, Veronafiere rivende a tariffe onerose l'accesso alla rete Wi-Fi (che nella giornata di domenica non è stata disponibile per diverse ore causa eccesso di connessioni), quando in altri paesi, come la Germania con la "concorrente" ProWein, l'accesso Wi-Fi è esteso e gratuito. Dare la corrente elettrica o il condizionamento sono servizi standard che vanno ovviamente fatturati. L'accesso alla rete non è un "altro" servizio standard, è il vantaggio competitivo delle fiera stessa nei confronti di altre manifestazioni. E' la possibilità per gli operatori di lavorare con produttività maggiore, oltre ché ingaggiare nuove forme di relazione e di lavoro.

Cambiare l'approccio che vede i clienti come pecore da tosare, o sudditi accondiscendenti della grazia feudale concessa da questi burocrati ai quali avremmo "affittato" la gestione di risorse pubbliche, è diventata una condizione opportuna oltre ché necessaria. Ci lasciate lavorare?

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