Servizio Pubblico: OIV, ecco la lista delle pratiche enologiche

OivenologiaL'OIV, l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino è "un'organizzazione inter-governativa, cioè composta, al 3 aprile 2006, da 42 Stati membri ai quali si aggiungono in qualità  di Stati osservatori gli Stati precedentemente membri dell'Ufficio Internazionale della Vigna e del Vino".

In pratica, è una sorta di ONU del mondo del vino. Grazie ad una segnalazione di Terry Hughes (in questo post del suo wine blog, Mondosapore), e grazie all'OIV che l'ha pubblicata sul proprio sito, sono in grado di erogare l'ennesimo servizio pubblico, ovvero l'aggiornamento dell'inventario delle prassi enologiche, "così come esistono attualmente, sia nella norma internazionale che costituisce il Codice Internazionale delle Prassi Enologiche dell'™OIV, che nella regolamentazione comunitaria, americana ed elvetica".

Aristide ha contato 68 pratiche enologiche tra quelle ammesse nei paesi UE. Qui potete scaricare la tabella completa. Negli Stati Uniti, come già osserva Terry, gli enologi godono di molte più libertà che, per esempio, nella UE.

Aristide si è occupato nel recentissimo passato di questi aspetti (vedere: "Partito dell'etichetta": interrogate da WineSurf, le aziende si esprimono e "Partito dell'etichetta": prende forma una proposta dal Web?). Intendiamoci, stiamo parlando di trattamenti enologici assolutamente legali e normati dalla UE.

E' che l'arte della vinificazione è accompagnata da differenti apporti della scienza e della tecnica. Nei casi positivi, si tratta di prevenire - per esempio - potenziali intorbidimenti del vino, ammorbidire i tannini, aggiungere conservanti e stabilizzanti, eccetera. Nei casi meno positivi, potete immaginare che l'impiego di buona parte di queste prassi enologiche è orientato a "recuperare la qualità che non c'è" nella materia prima uva.

Per stessa ammissione di molti enologi, il vino si fa ancora partendo dalla vigna, realizzando pratiche agronomiche orientate a fornire la qualità ideale di materia prima, limitando poi al massimo l'uso delle pratiche enologiche in cantina. Con una materia prima di buona qualità, l'enologo si limita a seguire la trasformazione dell'uva in vino con un set di interventi minimo.

La discussione si incentra proprio su quanto sia il "minimo" di interventi necessario. Nel frattempo, le prassi enologiche inventariate dall'OIV sono un riferimento utile a comprendere quanto sia complessa la produzione di vini "moderni", con le evidenti differenze tra gli approcci seguiti nel Vecchio Continente rispetto al Nuovo Mondo.

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Qui potete scaricare la tabella completa (file PDF) delle prassi enologiche inventariate dall'OIV.

Vino dei blogger #6: Raymond Boulard Champagne «Rosé de saignée»

Pinot Nero d'Italia, a Egna