Vitigni del futuro, silenzio in America

L'amico Terry Hughes riprende le sue corrispondenze da New York. Tra l'anniversario del 11 settembre ed il disastro dell'uragano Katrina il suo cuore è comprensibilmente pesante: Aristide, tra i pochissimi blog in Italia (e tra i pochissimi cittadini italiani, tra l'altro!), mette ancora a disposizione, qui a fianco, il link per fare donazioni alla Croce Rossa Americana. I disastri non dovrebbero avere colore o idee politiche... Buona lettura.

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Amatori del vino, non ho avuto le forze per scrivere o pensare dopo il disastro dell’uragano Katrina, e non sono riuscito a sopprimere la mia rabbia sconvolgente contro l’amministrazione Bush. Sembra un pò stupido scrivere di vino e godersi la vita durante un periodo di sofferenza nazionale - e non parliamo della trascuratezza criminale del regime attuale. Nella Guerra repubblicana contro i poveri abbiamo visto una svolta decisiva, spero, e mi pare che l’America si svegli, infine. Ma forse mi inganno ancora un’altra volta.
OK, mi rimbocco le maniche e voglio segnalarvi qualcosa d’incoraggiante per i vignaioli italiani. E fra pochi giorni vi descriverò una grande degustazione, con pensieri e parole di possibile profondità per quanto riguarda il vino italiano versus quello di California.

Vitigni del futuro secondo Jancis Robinson

L’ammirevole scrittice inglese, Jancis Robinson, ha pubblicato un articolo il 10 settembre per titolo “The Hot Grape Varieties of the Future?” (Financial Times).

Secondo Jancis, i conoscitori di vino, in tutto il mondo e non solo in Italia, cercano novità enologiche, per svincolarsi dai soliti Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot. Lei predice che sedici vitigni hanno il potenziale di riscuotere gran successo nel mondo; e il Nuovo Mondo ha cominciato le proprie esperimentazioni con essi. Di questi 16 vitigni, sei e mezzo sono d’origine italiana.
Quali sono?

  • Fiano / Falanghina / Grechetto. Gli antidoti allo Chardonnay al sapore di rovere. “Qualità del Falanghina del Feudi San Gregorio davvero ispiratrice”. Successo del Fiano nel McLaren Vale (Australia), dove esistono già i primi impianti.
  • Aglianico. “Grande frutto e grande struttura. Sapore classico.”
  • Ciliegiolo. “Con il Cinsaut, è ora di rivalutarlo.”
  • Nero d’Avola. “Molto ‘amichevole,’ questo vitigno di Sicilia possiede tanto frutto e ben strutturato è già famoso nell’isola. Certo ispirerà I vignaioli d’altrove.”
  • Crijenak Kastelanski. Alias Zinfandel e Primitivo di Puglia - il “mezzo vitigno italiano già menzionato” (Jancis Robinson riferisce che recenti analisi sul DNA hanno stabilito la provenienza originaria dalla Croazia, isola di Kastela, ndr.).

Impressionante la presenza di tanti vitigni italiani, benché il Nuovo Mondo sia concorrente formidabile entro qualche anno. Non è inevitabile che l’Italia ceda market share ai ritardatari.
Ed ecco gli altri vitigni considerati dalla Robinson:

Bacca Bianca

  • Petit Manseng (Jurançon, regione basca francese)
  • Albariño (Galizia, Spagna nord-occidentale)
  • Gruner/Veltliner (Austria)
  • Assyrtiko (Santorini, Grecia)

Bacca Rossa

  • Cabernet Franc (principalmente in Languedoc, Francia)
  • Mencía (Bierzo, Spagna nord-occidentale)
  • Tempranillo (Spagna)
  • Touriga Nacional (Portogallo)

Se mi restasse un pò di sense of humour, in questo momento griderei per incoraggiare agli Italiani, “Forza Italia!” Invece, mi dovete aiutare a frugare tra alcuni sinonimi…
Ciao da New York, nell’anniversario dell’attentato al WTC.
Il sole splende come in quel giorno di quattro anni fa, ma sentiamo il piombo nel cuore…

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